No discarica

Predica del parroco di Medeuzza don Carlo Dorligh, Domenica 28 ottobre 1990.

“Martedì scorso ho ricordato i 13 anni della mia presenza a Medeuzza come parroco. Negli anniversari di fatti importanti,o meno importanti,viene spon­taneo il desiderio di fare valutazioni e confronti. Ricordo bene i tanti problemi del paese che al momento del mio ingresso, ognuno che mi av­vicinava, mi proponeva e illustrava; ricordo anche quello che io pensavo di Medeuzza. Vedevo allora molte realtà positive, ma anche molti problemi; alcuni aspetti positivi sono rimasti, altri sono venuti meno; alcuni problemi sono stati risolti, altri no. Sarebbe impossibile, qui, parlare in modo adeguato di ognuno. C’è però un problema della realtà di Medeuzza che la mia coscienza e la mia responsabilità di parroco mi obbligano ad affrontare; ed è il problema 'ambiente'. Ricordo il fascino che 13 anni fa ho provato per l’ambiente in cui i paese è collocato: chilometri di campagna in giro, la vicinanza di tre corsi d’acqua, un traffico, tutto sommato, sopportabile, una industria non inquinante, insomma un vero paradiso. Si parlava anche di un ‘par­co del Natisone’ da realizzare fra i comuni interessati. Mi sono detto subito: l’ambiente è il vero grande valore, la risorsa preziosa di questo paese. Mi dicevo: ci sono certamente dei disagi per la lontananza da ospedali, scuole, uffici, negozi; ma qui esiste un bene che col tempo sarà sempre più prezioso e più raro, appunto l’ambiente sano. Giudicavo fortunati quelli che qui abitavano e quelli che decidevano di farsi qui la casa. I resti archeologici ci dicono che, qui, il territorio è sempre stato abitato, fin dall’età della pietra. Quindi è un sito adatto per vivere. Personalmente devo dire che fra i momenti più belli che qui ho tra­scorsi, sono quelli in cui siamo andati a fare festa in riva al Corno, ma anche vicino al Torre e al Natisone con dei gruppi di famiglie. L’unico puntino negativo che mi angustiava era la presenza della polveriera; tutti mi dicevano che è sicura, che non scoppierà mai, aggiungevano però che è scoppiata solo una volta. Ora purtroppo questo bene tanto prezioso rischia di andare perduto. Tutti sappiamo che si guarda al nostro territorio come a un luogo di cave e di discariche. Dico al nostro territorio perché la località prescelta si trova dentro i confini della parrocchia di Medeuzza; e non si tratta di una piccola busate, ma di un grande impianto, aper to alle immondizie di tutta l’Italia; basti pensare che è previsto un giro di affari di 24 miliardi;con una simile cifra si può compe­rare quasi tutte le case di Medeuzza. Ci siamo accorti anche che si vorrebbe fare tutto in silenzio, presentando magari il fatto compiuto, come se il bene ‘ambiente’ fosse proprietà di pochi e non un bene di tutta la comunità. Sia ben chiaro, le cave e le discariche sono una necessità, un se­gno di civiltà e di progresso,oggi sono assolutamente necessarie. E’ pure chiaro che a costruirle devono essere chiamati i tecnici, cioè quelli del mestiere; l’esperienza però ci insegna che alla com­petenza dei tecnici bisogna aggiungere il buon senso di tutti, soprattutto di chi poi dovrà sopportare il disagio di tali strutture. Il buon senso ci dice che non si fanno discariche vicino ai fiumi, uniche zone naturali rimaste; non si fanno discariche vicino a una polveriera, tutti sappiamo che le discariche prendono fuoco. Il buon senso ci dice che i panni sporchi si lavano in casa, non si progetta la raccolta, qui, di rifiuti provenienti da ogni parte d’Italia, altrimenti diventa vera quella frase che ho letto su un giornale alcu­ni mesi fa: Friûl, scovacere d'Italie. E’ un discorso strano quello che oggi mi sentite fare, non siete abitu­ati a sentirmi predicare così. Perché parlo in questo modo? Non certo per interessi miei personali; io non ho case, qui, nè terreni, non ho figli o nipoti con la prospettiva di vivere qui. Parlo così perché dopo 13 anni, io voglio bene a Medeuzza, e poi perché ho grande stima e rispetto per chi ha sudato sangue per costruir­si qui una casetta o è intenzionato a costruirla. Ma c’è anche un altro motivo molto forte, per me. Io sono il parroco di Medeuzza e devo continuare nello stile e nella tradizione di chi mi ha preceduto; orbene,circa 25 anni fa, il parroco di allora, don Emilio Dominici, ora parroco del duomo di Udine, faceva affiggere un manifesto in cui invitava la gente a restituire il cer­tificato elettorale per protesta, perché non esisteva ancora una stra­da decente che collegasse Medeuzza con il resto del mondo. Ricordo quel manifesto. Io mi impegno a non fare simili battaglie, a non mettermi davanti alle ruspe, perché non ho la stoffa del profeta, ma anche perché ora, in paese, c’è molta gente che ha la preparazione e il coraggio per farsi sentire. E’ vero che ci sono le divisioni dei partiti, e questo è un grande bene, il partito unico è stato sempre la rovina dei popoli; ma nei momenti di emergenza tutti devono ritrovare l’unità, perché, ricordatevi bene, la puzza delle discariche non entra solo nelle case di questo o di quel partito, non entra solo nei nasi di questi o di quelli, ma di tut­ti, senza distinzione. Sarebbe ridicolo poi illudersi di salvarsi solo perché la discarica viene spostata di qualche Chilometro, magari in un paese vicino, la di­stanza fra paesi, da noi è minima e le conseguenze si sentirebbero comunque. Se baruffiamo, fra diversi partiti, o fra paesi vicini, rischiamo di fa­re la fine dei polli di Renzo che si beccavano l’un l’altro mentre stavano per essere messi in pentola. Ecco il mio sogno, il mio augurio, la mia utopia, se volete: uniamo le forze partitiche e gli schieramenti, uniamoci anche con gli altri paesi vicini;Villanova, San Giovanni, Chiopris,Viscone, per risol­vere i due problemi: ambiente e rifiuti, apparentemente impossibi­li da conciliare. Stare a guardare mentre la casa brucia, è un peccato di omissione; tacere o tenersi in disparte, per omertà o per disinteresse, è un pec­cato politico. Perché il Signore preservi me e voi da questi peccati, prego oggi in questa celebrazione eucaristica.”

Alla fine della messa il parroco distribuiva alcune copie della predica che aveva letto, una fu postata al Messaggero Veneto determinando un dibattito durato diversi giorni. Anche la televisione, Rai 3, fece i suoi bravi reportage. Nei giorni successivi il paese si mobilitava con raccolte di firme e dibattiti sull'argomento “discarica”.

La discarica non è stata realizzata e a Medeuzza, ora, l'aria è pulita.