Padre Giovanni Ireneo Bergamasco

Ireneo Bergamasco è nato a Medeuzza (San Giovanni al Natisone), il 7 febbraio 1922, da Michele Bergamasco e Anna Vezil, ultimo di 11 figli. Quando Ireneo ha 4 anni, la sua famiglia si trasferisce a Risano, dove frequenta le elementari, terminate le quali, nel 1934, entra nel Collegio Serafico di Chiampo (Vicenza), per prepararsi ad abbracciare la vita religiosa francescana nella Provincia Veneta dell'Ordine dei Frati Minori.

Conclude gli studi a Vittorio Veneto nel 1945, dove è ordinato sacerdote il 29 giugno dello stesso anno. Celebra la prima messa a Risano il 26 agosto dello stesso anno. Quindi inizia il suo apostolato nell'ospedale civile di Vicenza come cappellano. Dopo quasi 5 anni, nel 1950, parte missionario per l'Argentina, nel Chaco, dove ha la cura di diverse parrocchie. Vi rimane per tre anni (1950-1953).

Successivamente passa al Centro America, in El Salvador, per 11 anni. Ritorna in Argentina dal 1984 al 1987 poiché era minacciato di morte. Cessato il pericolo ritorna in El Salvador, dove lavora fino alla morte, avvenuta per emorragia interna il 2 gennaio del 2010.

Ha svolto la sua missione in varie parrocchie. È stato nominato cappellano della famiglia presidenziale (sotto la presidenza di Alfredo Cristiani e di Armando Calderon) in tempi difficili politicamente e per avversità naturali. È stato anche cappellano dell'esercito. Dopo la uccisione del vescovo castrense, si pensava a lui per la successione se non fosse stato avanti con gli anni.

Padre Giovanni Ireneo Bergamasco è morto all'età di 87 anni, di cui 64 di sacerdozio e 60 di missione.

Nel giorno della sua ordinazione sacerdotale, il 29 giugno del 1945, scrive a sua madre una lettera che dopo 65 anni ci trasmette tutta la straordinaria gioia e gratitudine di padre Ireneo per sua mamma.

Ecco il testo della lettera:

“Mamma! Stamattina hai assistito alla mia Sacra Sacerdotale Ordinazione! Mamma, sono sacerdote! Sono Sacerdote!

Che povere parole per esprimere una sì eccelsa realtà!

Ma appunto è così: le cose grandi non hanno bisogno di tante magnifiche parole, perché non è la parola che fa grande una cosa, ma è la cosa stessa che s'impone nella sua grandezza.

Non hai visto, mamma, cosa ha fatto di me questa mattina il Signore? Ha fatto cose grandi divine: mi ha fatto suo Sacerdote!

Mamma, sono Sacerdote!

Stamattina durante le sante funzioni non avrai forse pianto di commozione e di gioia nel vedere me tuo figlio prostrarsi a terra mentre i fedeli col vescovo, imploravano l'aiuto dei santi, poi presentarsi al vescovo per ricevere l'unzione delle mani e per ricevere lo Spirito Santo ed essere così consacrato Sacerdote; dimmi, mamma, non hai pianto di commozione e di gioia?

Sono queste le lacrime più dolci, più confortanti, perché sparse appiè dell'altare alla vista d'uno spettacolo degno di essere rappresentato solo in chiesa.

Sono queste le lacrime che più ti consolano, o mamma e ti fanno grande. Sì, ti fanno grande perché sei la madre d'un Sacerdote!

Mamma, sono Sacerdote! E tu sei la mamma di questo Sacerdote.

E allora permetti che la mia prima benedizione sia per te, o mamma, per te che mi hai dato la vita, per te che mi hai cristianamente educato e incoraggiato nella via in cui Dio mi chiamava. Sì, mamma, grazie infinite, grazie per tutto quello che hai fatto per me: Dio che ogni mattina scenderà tra le mie mani ti saprà bene ricompensare!

Mamma, sono Sacerdote! E tu sei la mamma di questo sacerdote.

E allora permetti che le prime parole di tuo figlio Sacerdote siano per te, che piccolo mi offeristi a Gesù e hai voluto snodare la mia lingua nel nome suo. Hai saputo offrire a Lui un figlio e ne hai acquistato centinaia, cioè tutte le anime che avranno tuo figlio come padre e avranno te come madre.

Che fortuna essere la madre d'un Sacerdote!

Sei tu che m'hai dato queste mani che oggi sono state unte del sacro crisma e che domani sosterranno Gesù.

Sei tu che m'hai sciolto questa mia lingua che adesso fa commuovere l'universo e fa scendere l'Infinito sugli altari.

Mamma, sarai tu che parlerai per mezzo mio;

Mamma, sarai tu che sosterrai Gesù per mezzo delle mie mani!

Mamma, sei grande! Sei la più grande delle madri, perché hai il più grande dei figli: un Sacerdote. Tu hai fatto tanto per me: e io cosa potrò fare per te? Come potrei ripagarti?

Tu hai dato la vita a questa mia carne; ebbene, domani io ti darò l'Autore stesso della mia e della tua vita. Gesù! Che potrei darti di più grande in cielo e in terra?. Quale scena più bella e commovente di un figlio che dà Gesù alla propria madre? Domani, mamma, per la prima volta riceverai Gesù da me; e domani, la prima Comunione che io darò, la darò a te, o mamma! Sei davvero grande, mamma! Tuo figlio può darti Dio.

Mamma, non vedi? Sono Sacerdote! Verrò da te per benedirti, o mamma! Ti porterò la Vita... un'ostia bianca!

Ecco: il più grande giorno è arrivato... forse io sono ancor... ma è pur sì bello! Io non son degno, o Signore, non son degno!

E' troppa gioia dalla qual si muore: perché mi dai lo Spirito d'amore?

Perché mi chiamo amico? Quel pan non è più pane ed io non sono più quello! Oh, come è tutto bello!

Tu, mamma, non mi riconosci più: Guardami senza pianger... Son Gesù!

Mamma, Iddio ti benedica nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo!"

Tuo figlio Sacerdote Francescano

Vittorio Veneto 29 Giugno 1945
 

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