Il "Palazat"

Una curiosa leggenda vuole che il principale edificio del paese sia stato fatto costruire per un figlio illegittimo di Napoleone, ma in realtà la struttura del palazzo è chiaramente settecentesca e il timpano del poggiuolo farebbe inquadrare la costruzione dell’edificio in un periodo compreso fra gli anni ’60 e ’80 del XVIII secolo. Committenti del Palazat furono i conti udinesi Arrigoni e studiando le vicende di questa e delle altre famiglie che vi dimorarono è stato possibile ricostruire anche la storia della loro residenza medeuzzese. Gli Arrigoni, che sembra discendessero da quegli Arrigoni conti della Valtaleggio e della Valsassina (e assai potenti nel bergamasco sin dall’XI secolo), nel ’400 si trapiantarono prima a Spilimbergo e poi a Udine, ove si arricchirono come calderai e battirame: ascritti alla nobiltà udinese nel 1510, nel 1533 divennero Conti Palatini con Giacomo I (1517-1576), cavaliere, e fu proprio la seconda moglie di quest’ultimo, cioè Claudia nata Antonini e detta “la Cavaliera”, ad essere la prima degli Arrigoni a figurare come la principale proprietaria terriera locale nel 1593. Innumerevoli sarebbero i personaggi di questa famiglia distintisi nelle armi, nelle lettere e nel sacerdozio, così come assai romanzesche furono le vicende personali di parecchi di essi, ma per brevità ci dobbiamo limitare solo al loro rapporto con Medeuzza, ove molti Arrigoni nacquero, quasi tutti vi soggiornarono e alcuni risiedettero: dalle carte familiari e da alcuni testamenti, Medeuzza appare come la principale delle loro tante proprietà secentesche e nella chiesa del paese essi fondarono nel ’600 l’altare di San Bartolomeo, sul quale esercitavano il giuspatronato e il cui fondatore fu probabilmente Bartolomeo III che qui visse stabilmente nella prima metà di quel secolo. Nel primo ’700, però, gli Arrigoni alienarono molti dei loro beni, fra cui non soltanto il palazzo udinese (oggi noto come Lovaria) ceduto ai conti Tartagna nel 1723, ma anche parecchi beni a Medeuzza venduti ai nobili cividalesi Polis (poi detti “de Pollis”). Originarii anch’essi di Bergamo, questi ultimi giunsero a Cividale nel 1618 circa e col medico Antonio Maria I (1630-1714) -già primario a Capodistria e a Cividale- iniziarono ad acquistare beni per 11.000 Ducati fra Medeuzza e Viscone (ove ebbero investiture feudali), creando così quella che sarebbe divenuta la loro principale proprietà familiare lungo i due secoli seguenti. Così, fino alla I metà dell’Ottocento, queste due grosse casate si trovarono letteralmente affiancate e nel 1807 il centro del paese era circondato: a nord dai beni degli Arrigoni e dei Bigozzi, a ovest da quelli dei de Pollis e a sud da quelli dei Grattoni di Chiopris. Mentre l’avvocato Raimondo I de Pollis (1692-1771) divenne nel 1725 proprietario della casa fortificata detta “Torata”, agli Arrigoni rimasero gli altri edifici dominicali sui quali poi venne eretto il palazzo. Ciò fu possibile solo dopo il 1763, quando la negativa tendenza finanziaria che coinvolse tre generazioni venne finalmente invertita grazie al fortunato matrimonio di Bortolo-Alvise (1742-1802) con Angela della Frattina, la cui dote ammontava a ben 40.000 Ducati (circa 2-3 milioni di Euro odierni): parte di quell’ingente somma venne certamente impiegata anche nella costruzione del Palazat, che è databile infatti agli anni ’60-’80 di quel secolo. Di aspetto severo nella sobrietà delle sue linee, esso si eleva di quattro piani, al primo dei quali vi è un ampio salone trapassante affiancato da due sale e da due rampe di scale lignee, assai semplici come d’altronde sono i restanti ambienti. Il gusto assai spartano fa presumere che nessuna delle stanze dovette essere decorata in alcun modo ed è probabile che avessero tutte i soffitti con le travi a vista, mentre le uniche testimonianze artistiche sono il poggiuolo, che dal salone permette di affacciarsi sulla strada, e, posta nell’androne, una testa di leone in pietra per lo scarico del grano dall’ultimo piano. Sul fianco destro del parco si estende la barchessa articolata in due corpi (entrambi a due piani): il primo è parte integrante del palazzo, mentre il secondo è a uso rustico e sotto di esso si trova la cantina da cui si accede ai cunicoli sotterranei del paese. Il palazzo divenne così la residenza fissa di Bortolo-Alvise, che nel 1793 appare come il Procuratore dei 45 capifamiglia locali, e quindi, nel 1802, del figlio Giovanni Battista (1767-1831), le cui cariche ricoperte furon forse il motivo che stuzzicò la fantasia popolare facendo poi ricordare questo personaggio come il “figlio illegittimo di Napoleone”: infatti, dopo esser stato Capitano dei Croati a cavallo in età veneziana, nel 1797 era Commissario di Guerra delle truppe napoleoniche a Palmanova e nel 1810 Consigliere e Deputato (ovvero Assessore) provinciale, mentre nel 1806 era Segretario della Comune di Medeuzza. Morì come impiegato provinciale ai Dazi a Vicenza e verso il 1840 i suoi successori alienarono il Palazat a un ricco sacerdote di Ialmicco, Giovanni Battista Di Biasio, che a sua volta lo rivendette nel 1851 ai fratelli Marco e Giovanni Grattoni detti “Uccel”, probabilmente già affittuarii del Di Biasio. Suddiviso poi fra parecchi cugini e rimasto in parte disabitato per anni, solo nel 1904-1908 il palazzo venne finalmente riunificato dal medeuzzese Antonio de Pollis (1855-1928), il quale, a titolo di permuta, fece costruire per alcuni di quei Grattoni le case che oggi compongono il cosiddetto “Borgo Grattoni”. Nato nella Torata -residenza del padre-, Antonio de Pollis fu rinomato avvocato, nonché esponente del partito radical-democratico, Sindaco e primo Podestà di Cividale, Consigliere e Deputato provinciale, candidato alla Camera, eccetera, e in gioventù fu Consigliere comunale a San Giovanni ove rappresentava la sua Medeuzza, come già fecero da Deputati comunali il nonno Raimondo II (1771-1852), lo zio Giovanni Battista (1807-1877) e il padre Nicolò (1811-1897), che nel 1861 fu determinante per la ristrutturazione della locale casa canonica. Al suo paese natale, Antonio de Pollis fu sempre legatissimo e vi fece sempre molta beneficenza, tanto che i medeuzzesi gli vollero intitolare una piazza immediatamente dopo la sua morte, mentre nel 1971 il Comune gli dedicò anche una delle principali vie d’accesso al paese. Acquistato il Palazat, negli anni intorno al 1905 egli fece decorare le scale con graziosi motivi floreali di stile Liberty da un ignoto pittore probabilmente formatosi alla Società Operaja di Cividale (e che prestò la sua opera in varie case di quella Città), mentre nel salone venne ricavato un notevole soffitto a cassettoni arricchito da una cornice araldica che percorre la sommità delle due pareti più lunghe e sulla quale campeggiano l’arma bianco-azzurra e il motto “Non comedatis fruges mendacii” della famiglia de Pollis. Morto senza figli, eredi della vedova Iva Gabrici (1857-1932) furono i nipoti Bonessa, d’una famiglia piemontese di antiche tradizioni militari, che qui iniziarono a trascorrere come faceva lo zio il periodo estivo; durante gli anni ’30, quando essi giungevano nel paese all’inizio dell’estate, il maestro Aurelio Bin, in pieno stile dell’epoca, faceva inquadrare nella piazza antistante il palazzo la scolaresca che dava così il benvenuto ai Bonessa salutando romanamente! Del ramo friulano di questa famiglia, oltre al Generale di Brigata Ottorino (1895-1971), al Tenente pilota Roberto (1896-1919) e al Ten. Col. d’Art. -nonché Medaglia d’Argento alla Memoria- Nicolò (1897-1941), ricordiamo in modo particolare il Gen. Enrico Bonessa (1891-1983), Generale Ispettore del Genio Aeronautico e Ingegnere, che si distinse con tanto onore sia come combattente che come tecnico in Italia, in Africa Orientale e all’estero (Romania, Manciukuò, Giappone, Ungheria, Croazia) e che tanto si prodigò per la sua amata Medeuzza -ove trascorreva lunghi periodi con le sorelle- ai tempi delle servitù militari, permettendo la realizzazione di un’importante variante alla strada “Palmarina” e la costruzione della nuova scuola elementare (oggi asilo nido). In sua memoria è stata intitolata nel 1999 una nuova via, festosamente inaugurata dal Gruppo Alpini di Medeuzza e dalla Sezione Ass. Arma Aeronautica di Manzano. Nel 1941, nel Palazat trovarono alloggio alcuni Ufficiali d’artiglieria della Divisione “Celere” e, fra il maggio ’45 e l’ottobre ’47, esso venne requisito dai “Blue Devils” statunitensi, il cui comando era di stanza a Cividale e che qui dislocarono la Compagnia A del 752° Tank Batallion coi rifornimenti di armi e munizioni: i soldati americani, che si divertivano in chiassose e assai goderecce serate danzanti, arrecarono parecchi danni sia allo stabile (ove fra l’altro venne distrutto il fogolar mentre il salone fu decorato da… murales alquanto equivoci) che alla tradizionale moralità locale! Qui poi trovarono anche alloggio alcuni sfollati più o meno rispettosi della proprietà privata. Il sisma del 1976 danneggiò pesantemente il tetto, riabbassato da un improprio restauro tipico di quegli anni, che ha inoltre fatto sparire la bella e antica linda lignea. Dal 1991, proprietaria del Palazat è la famiglia Beltrame.